Inceneritori e nanoparticelle

La giornata di domenica all’Auditorium della BCC di Campodarsego ha stimolato molte riflessioni che almeno in parte sento la necessità di condividere con tutti voi. Innanzitutto la qualità dei relatori merita un plauso per la precisione e disarmante semplicità delle informazioni portate che sono il frutto di anni di costante impegno per fare prendere coscienza alla gente della posta in gioco. Devo poi ringraziare per la sensibilità, l’interesse e la responsabilità civile dimostrata dalle centinaia di partecipanti da ogni parte del veneto: è la testimonianza di una speranza per un futuro migliore che non muore …mai!

Possiamo dire, senza tema di smentita, che ci troviamo sulla “linea del Piave”: retrocedere o fare finta di niente ancora non è più possibile senza essere considerati, giustamente, corresponsabili con i progetti criminali che qualcuno vuole fare subire agli italiani soprattutto ai bambini. La Dr. Patrizia Gentilini , oncologa, fondatrice dell’ISDE, lo ha detto a chiare lettere: i dati e studi scientifici sono già ampiamente stati fatti e dimostrano inequivocabilmente che NON SI PUO’ INCENERIRE SENZA UCCIDERE nel tempo molte vite umane soprattutto tra i bambini. Qualsiasi tipo di combustione, di qualsivoglia tipo di sostanza genera enormi quantità di fumi composti di particelle chimiche, le più diverse, in grado una volta respirate di localizzarsi nei diversi organi del corpo e fare sviluppare, nel tempo, neoplasie tissutali o del sangue come vari tipi di leucemie. Lo spazio per i dubbi non c’è più, c’è solo la possibilità di opporsi oppure fare finta di niente come gli struzzi in situazioni di pericolo!

Il latte vaccino a Brescia è pesantemente contaminato da diossine. Questo dato di fatto anziché fare promuovere uno studio esteso sul territorio circostante, al fine di stabilire la causa prima di una situazione così grave, ha portato all’incriminazione degli allevatori le cui vacche hanno prodotto latte alla diossina! Siamo ben oltre la già colpevole idiozia! Nessuna parola, né indagine sulla “bomba ecologica” più grande d’Italia, cioè il mega inceneritore (sempre chiamato termovalorizzatore, per la qual cosa tutti noi paghiamo multe salate alla EU che ci ha condannato per l’utilizzo di appellativo ingannevole!!!). E’ chiaro come il sole che la contaminazione della catena alimentare nelle campagne del bresciano va collegata principalmente alle pesantissime emissioni di fumi dell’incenerimento di oltre 200mila tonnellate l’anno di rifiuti ma per gli amministratori, ASL e ARPA il problema non è nemmeno preso in considerazione perché… ci sono i filtri!

Eppure è stato dimostrato scientificamente che un camino d’inceneritore emette sempre fumo cioè ceneri volatili che ricadono al suolo contaminando giorno dopo giorno, anno dopo anno, l’aria, l’acqua e i terreni circostanti in modo direttamente proporzionale alla massa di materia bruciata. Mettendo i filtri si riesce solo a “nascondere” il fumo, ma non si limitano in alcun modo le particelle che escono dal camino: queste infatti sono molto più piccole e totalmente invisibili e proprio per questo potenzialmente molto più pericolose. I nostri Amministratori, accecati dal denaro non vogliono ricordare la legge fisica basilare secondo la quale “ nulla si crea , nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, peccato che la trasformazione data dall’incenerimento sia un incubo per la salute della gente! Infatti il Dr. Stefano Montanari e la moglie Dr.ssa Gatti con le loro ricerche scientifiche al microscopio elettronico, hanno dimostrato che gli inceneritori come tutta l’attività industriale altamente tecnologica produce in modo continuo NANOPARTICELLE, centinaia di volte più piccole del famoso PM10, unica particella considerata dalla legge, la cui concentrazione elevata porta agli inutili provvedimenti di chiusura del traffico veicolare. Ma proprio le dimensioni così ridotte delle nanoparticelle consentono loro di entrare direttamente nel sangue, senza alcuna possibilità di “filtraggio” da parte delle mucose e degli endoteli respiratori, entrando direttamente nella cellula, attraverso la membrana cellulare, senza danneggiarla, posizionandosi a ridosso del DNA del nucleo.

Ovvio che, prima o poi, il DNA subisce un danno e subisce una trasformazione anche in senso neoplastico: certo, non subito, magari dopo 10 o 20 anni! Ecco allora che altri studi epidemiologici effettuati proprio qui in Veneto dall’Istituto Oncologico Veneto (IOV), ma non solo, dimostrano la stretta correlazione tra l’aumento della comparsa di tumori (in particolare i sarcomi, che sono tumori”sentinella” dell’inquinamento dell’aria) nella popolazione con la prolungata esposizione alle emissioni d’inceneritori. Ma tutto tace… la televisione e i giornali non ne parlano per cui …non è vero!!! Non possiamo fare finta che tutto questo non esista: è duro da accettare ma, se siamo uomini e non “caporali” abbiamo il DOVERE ETICO di proteggere noi e i nostri figli da una minaccia che è già realtà, ma che possiamo evitare diventi ancora più grave. La nuova “politica energetica” di questo paese è ostaggio da sempre dei petrolieri ma con la legge dei CIP6 si è oltrepassata ogni misura di decenza.

La legge europea sulle energie rinnovabili era accettabile: prevedeva che ogni cittadino pagasse una percentuale della bolletta energetica (in Italia il 7%) per finanziare la costruzione di impianti di energia rinnovabile anche familiari. Ora la lobby dei petrolieri, solo in Italia, è riuscita a fare aggiungere, al testo, la famosa parolina “…e assimilabili”, riuscendo così a fare rientrare nelle fonti di energia rinnovabili anche i rifiuti urbani che, inceneriti, fanno produrre energia elettrica. Il famoso CDR ovvero combustibile derivato da rifiuti! In questo modo i 5 miliardi di euro l’anno che gli Italiani pagano per autofinanziarsi una conversione energetica ecocompatibile vanno per il 70% a finanziare gli inceneritori : mentre per gli impianti fotovoltaici, eolici etc. resta un misero 30% . Non solo ma questi squali si fanno pagare l’elettricità prodotta con l’incenerimento dei rifiuti tre volte il suo valore perché sarebbe elettricità prodotta con “energia rinnovabile”!

Il Dr. Montanari ha mostrato una foto del cadavere di un neonato di pochi giorni morto per una leucemia iperacuta, fulminante. La madre sana con gravidanza senza problemi: nel corpo del neonato sono stati rinvenuti presenza di metalli pesanti di vario tipo in elevata concentrazione. Come è stato possibile tutto ciò? Evidentemente, durante la gravidanza, il sangue della madre conteneva questi veleni e li ha passati a suo figlio. A lei, apparentemente nulla di patologico è accaduto ma su un essere di pochi chili è stato molto probabilmente fatale. Quante di queste morti dovremo ancora sopportare per comprendere che non possiamo accettare in silenzio la costruzione di centinaia di nuovi inceneritori (chiamati ovviamente cogeneratori a biomasse o termovalorizzatori etc.) in tutta Italia? L’obiettivo RIFIUTI ZERO è una realtà in molte grandi metropoli nel mondo: si può attuare, qui ed ora, con spesa minima evitando totalmente l’incenerimento ed eliminando la tassa sui rifiuti ai cittadini che virtuosamente aderiscono alla raccolta differenziata spinta: lo ha dimostrato dati alla mano l’imprenditrice veneta Carla Poli puntando molto sull’educazione ambientale delle nuove generazioni.

ACQUA BENE COMUNE








E' un peccato che non possa parlarvi a voce. Solo a voce avrei potuto comunicarvi l'urgenza, la rabbia e l'indignazione legate al tema primordiale dell'acqua. Sono un professionista della parola scritta, ma so che solo il racconto orale sa trasmettere sentimenti forti. Questo scritto è dunque solo un ripiegamento, dovuto a forza maggiore.

E sappiate che gli uomini che avrei dovuto affiancare in quest'incontro sono i responsabili della mia passione per la questione idrica. Dunque perfetti per accendere anche la vostra. Mi sono occupato di molti temi nel mio mestiere. Guerre etniche e planetarie, crolli di sistemi e di alleanze politiche, esplorazione dei territori e viaggi alle periferie del mondo.

All'acqua sono arrivato solo pochi mesi fa, quasi per caso, grazie a una segnalazione di Emilio Molinari. Era successo che era stata approvata una legge che rendeva inevitabile la privatizzazione dei servizi idrici.

La svendita di un patrimonio comune, mascherata da rivoluzione efficentista. Tutto questo era avvenuto nel mese di agosto, alla chetichella, senza proteste da parte dell'opposizione.

Il popolo era rimasto tagliato fuori da tutto. Gli interessi attorno all'operazione erano così trasversali che i giornali avevano taciuto, i partiti e i sindacati pure. Mi sembrava inverosimile che una simile enormità potesse passare sotto silenzio. Così ne ho scritto. E la pioggia di lettere attonite che ho ricevuto in risposta hanno confermato l'assunto. L'Italia non ne sapeva niente.

Non entro nello specifico di questa scandalosa ruberia inflitta agli italiani. Altri lo faranno meglio di me. Dico solo che occupandomene, dopo 35 anni di mestiere, ho provato lo stesso brivido della guerra dei Balcani.

Come allora, ho avuto la certezza che cadesse un sipario di bugie, e si svelasse la verità nuda di una rapina ai danni del Paese e dei suoi abitanti, l'ultimo assalto a un territorio già sfiancato dalle mafie, dalle tangenti e dalla dilapidazione del bene comune.

Pensiamoci un attimo. I giornali pompano mille emergenze minori per non farci vedere quelle realmente importanti. La tensione etnica aumenta. Ci parlano di clandestini, di rumeni stupratori, di terroristi annidati nelle moschee. Ci infliggono ronde per tenere testa a una criminalità che - stranamente - non include la camorra, la speculazione edilizia o lo strapotere degli ultras.

Televisione, telefonini, I-pod costruiscono una cortina fumogena che incoraggia il singolo ad arraffare e impedisce al gruppo di reagire. E' così evidente. Noi non dobbiamo sapere che esiste un'altra e più grave emergenza: la distruzione del territorio. Un'emergenza così grave che la lingua dell'economia non basta più a descriverla. Oggi serve la lingua del Pentateuco, o dell'Apocalisse di Giovanni, perché viviamo un momento biblico. "E verrà il giorno in cui le campagne si desertificheranno e la boscaglia invaderà ogni cosa, i ghiacciai entreranno in agonia e l'aria diverrà veleno. Il tempo in cui la natura sarà offesa nelle sue parti più vulnerabili".

Se i nostri padri ci avessero fatto una simile profezia non li avremmo creduti. Invece succede. Siamo in guerra. Una guerra contro i territori. In Italia è iniziata la guerra per l'accaparramento delle ultime risorse.

Sta già avvenendo: Cementificazione dei parchi naturali... Requisizione delle sorgenti... Privatizzazione dell'acqua pubblica... Discariche e inceneritori negli spazi più incontaminati del Paese. Ritorno al nucleare. Grandi opere imposte con la militarizzazione dei territori e la distruzione di interi habitat. Fiumi già in agonia, disseminati di ulteriori centrali idroelettriche. Impianti eolici che stanno cambiando i connotati all'Appennino.

Tutto conduce su questa strada: La ricorrente invocazione di poteri forti ai danni del parlamento. Il fallimento del pubblico e l'invadenza del privato. La sottrazione delle risorse ai Comuni. Lo smantellamento della democrazia diretta. La corsa a un federalismo irresponsabile che assomiglia tanto a una licenza di sperpero. La deregulation legislativa. La crisi della scuola e delle università. La visione speculativa e finanziaria dell'economia.

Anche noi diventiamo discarica, miniera, piantagione. E anche da noi i territori deboli sono lasciati completamente soli di fronte ai poteri forti. Come le tribù centro-africane. Guardate cosa succede con l'eolico. Gli emissari di una multinazionale dell'energia si presentano a un comune di cinquecento-mille abitanti. Offrono centomila euro l'anno per due o tre pale eoliche alte come grattacieli di trenta piani. Il sindaco al verde non ha alternative. Accetta. Per lui quelle pale sono il solo modo per pagare l'illuminazione pubblica e gli impiegati. La Regione e lo Stato non intervengono. In nome dell'emergenza energetica passano sopra a tutto, anche a un bene primario come il paesaggio.

Il dramma non è solo lo scempio delle risorse, ma la nostre insensibilità alla rapina in atto. Abbiamo accettato di farci derubare. Siamo un popolo rassegnato, e i signori delle risorse lo sanno perfettamente. Il dossier di un'azienda multinazionale finlandese descrive così una regione italiana del centro: "facilità di penetrazione, costi d'insediamento minimi, zero conflittualità sociale". Soprattutto, "poche obiezioni ecologiche"

Piovrus Dei


Gli appartenenti all'Opus Dei non sono molti neppure oggi (circa 90.000); alla setta va riconosciuta l'abilità di riuscire ad attirare persone di indiscutibile valore e laureandi di istituzioni prestigiose.
Nel Villaggio probabilmente ci sono circa 200 membri dell'ordine: a dispetto del loro numero, costoro riescono a controllare le attività del Vaticano. Altrove
essi compaiono regolarmente in posizioni di potere molto influenti e in zone dove hanno accesso alle ricchezze, alle conoscenze e alle informazioni più ingenti del mondo. Pochissimi di loro, però, ammettono apertamente di appartenere alla setta. Se interrogati sui motivi di tale riservatezza, solitamente rispondono: "Non si tratta di cose segrete, ma di cose private" o "naturalmente non possiamo pubblicare una lista dei membri: ciò violerebbe le leggi sulla privacy e in tal modo si rivelerebbe parte della vita privata dei membri".

Molti membri dell'Opus Dei continuano a negare che la lista completa degli adepti sia un segreto custodito gelosamente. O mentono o non conoscono le regole della loro Costituzione, che fu redatta nel 1950; pur se qualcuno dei suoi membri recentemente ha sostenuto che essa è ormai superata, tra le sue regole si può leggere la seguente dichiarazione: "Questa costituzione è il fondamento del nostro istituto. Per questo motivo deve essere considerata sacra, inviolabile e perpetua". L'autore spagnolo Jesús Ynfante esamina a tutto tondo questo tema nel Suo libro illuminante La Prodigiosa Aventura del Opus Dei in cui cita tutta la costituzione, comprese le seguenti regole.

La Regola 189 stabilisce che: "Per raggiungere i suoi obiettivi nel modo più efficace, l'istituto (Opus Dei) deve condurre un'esistenza occulta".

La Regola 190 aggiunge: "A causa della (nostra) umiltà collettiva, che è propria del nostro istituto, tutto ciò che viene fatto dai membri non deve essere attribuito a esso, ma a Dio soltanto. Di conseguenza anche il fatto di appartenere all'istituto non deve essere rivelato all'esterno; il numero dei membri deve restare segreto; e più precisamente i nostri membri non devono discutere di questi argomenti con nessuna persona esterna all'istituto".

La Regola 191 prosegue: “I membri ordinari e straordinari devono sempre osservare un prudente silenzio in merito ai nomi degli altri membri e non devono mai rivelare a nessuno di appartenere all'Opus Dei... se non sono espressamente autorizzati a farlo dal loro direttore locale".

Grazie a un potente mix di ricconi e laureati di grande talento, l'Opus Dei ha creato un impero affaristico tentacolare che si potrebbe definire “Piovrus Dei”. La setta non pubblica mai un bilancio annuale e si nasconde dietro filiali estere, società ombra e prestanome.
Il quartier generale dell'Opus Dei negli Usa è opportunamente situato nel cuore di Manhattan, non lontano da Wall Street. L’edificio di 17 piani che lo ospita, costato circa 50 milioni di dollari, è il muto testimone di una ricchezza globale costruita soltanto in piccola parte grazie alle decime dei suoi circa 90.000 membri.

Da un umile e oscuro esordio, nell'ottobre 1928 a Madrid, “L’opera di Dio" è passata a possedere beni che fonti bancarie svizzere hanno stimato in "un miliardo di dollari, in crescita". Già nel 1974, dopo il crack Sindona (che aveva causato perdite valutate tra 50 e 250 milioni di dollari), Escriva era in grado di provvedere alla copertura del 30% delle spese annue sostenute dal Vaticano. A prescindere dalla cifra effettiva del crack, Escriva era pronto ad accollarsi gran parte del buco, perché voleva a tutti costi veder riconosciuto all'Opus Dei il privilegio di essere "prelatura personale". Malgrado tutto quello che è stato scritto a riguardo, allora Paolo VI aveva profonde riserve sull'Opus Dei e su Escriva, per cui declinò gentilmente l'offerta.

Ben prima della metà degli anni ' 70, l 'Opus Dei si era spinto molto lontano dalla Spagna: in Italia, Germania, Francia e Gran Bretagna poteva contare su centri ben avviati già negli anni '60, così come in ogni nazione latino-americana, dal Messico al Cile. Ben presto seguì l'infiltrazione negli Stati Uniti e in Estremo Oriente. I membri erano attentissimi a concentrarsi su potenziali nuovi adepti e usavano lo zelo di un rappresentante potente e pronto a tutto pur di accaparrarsi le provvigioni del mese.
Il potere e il successo globale dell'Opus Dei si devono più all'opera di Mammona che all'opera di Dio. Nella politica, nelle attività bancarie e di consulenza finanziaria, negli ordini professionali, nell'istruzione e nell'editoria i seguaci di Escriva hanno messo le mani su molte leve del potere e del condizionamento.

La Spagna , la nazione in cui tutto è iniziato, ne è un esempio illuminante. I governi spagnoli che si sono susseguiti dagli anni ' 50 a oggi contenevano invariabilmente o membri dell'Opus Dei o uomini felici di "collaborare" con la setta. Nell'ottobre 1969 il generale Franco decise che al paese serviva un nuovo governo. Dieci membri del nuovo Gabinetto appartenevano all'Opus Dei, altri cinque avevano legami molto forti con l'organizzazione e tre collaboravano spesso con essa. Più recentemente tra i membri dell'Opus Dei in Spagna si annoverano il presidente del Banco Popular, un procuratore generale, Jesus Cardenal, un capo della polizia, Juan Cotino, e centinaia di insigni accademici e giornalisti, nonché circa 20 componenti della famiglia reale spagnola. 1 figli dell'ex Primo Ministro José Maria Aznar hanno studiato presso l'Opus Dei. Nel governo Aznar, nel sistema giudiziario, nelle università e nelle scuole l'Opus Dei prosperava al massimo livello. A parte il governo socialista da poco salito al potere, tutte le roccaforti che ha conquistato restano nelle sue mani. Che gli piaccia o meno, il contribuente spagnolo dà sussidi all'insegnamento di un'ideologia che in tutti i sondaggi è stata respinta dalla maggioranza dei cattolici. L’ideologia dell'Opus Dei non riconosce la libertà di coscienza e non rispetta il principio di uguaglianza.

In Italia durante gli anni '60 e '70 spesso si diceva che "se vuoi avere successo nella vita devi entrare nella loggia massonica P2". Nella Spagna moderna e in molte altre nazioni c'è una nuova versione della P2, altrettanto pericolosa e segreta. E’ sicura di sé anche dopo la morte di Giovanni Paolo II, certa che il suo successore le sorriderà e le sarà favorevole.
Come la P 2, l'Opus Dei riesce a insinuarsi ovunque con una destrezza impressionante. Il mio informatore americano sul Vaticano era uno dei tanti membri della Curia pronti a parlare della morsa dell'Opus Dei che si stringeva sempre più intorno al cuore della Chiesa cattolica. Mi disse:

"Controllano la Banca , i servizi di informazione, questo concilio, quella congregazione... Coi cambiamenti apportati dal Papa alle procedure di voto per il prossimo Conclave, tutto ciò che deve fare l'Opus Dei è controllare un terzo dei voti più uno, così riuscirà a fermare qualsiasi candidato rivale per otto giorni... Vede, ogni volta che c'è un Sinodo o un incontro come questo di ottobre si svolgono riunioni segrete. Dal 1991-1992 si svolgono sulla via Aurelia, in collegi particolari... I cardinali europei ne hanno fatta anche una a Parigi... A parte i cardinali noti, a parte i circa 50 membri dell'Opus Dei che hanno incarichi nelle congregazioni e nelle commissioni pontificie, ci sono i loro 'amici' esterni. Dall'altra parte del Tevere sono stati proprio quegli 'amici' a bloccare, nel 1986, l 'inchiesta parlamentare e giudiziaria sull'Opus Dei richiesta dal ministero delle Finanze del governo".

In Italia gli amici dell'Opus Dei sono molte migliaia: i loro membri effettivi nel paese sono solo circa 4.000. Tra di essi su una sponda del Tevere c'è l'attuale Segretario di Stato vaticano; sull'altra ci sono industriali di spicco, editori, governatori di banca e una schiera di leader politici. Nel 1993 Giuseppe Corigliano, portavoce romano della setta, a chi gli chiedeva se il Vaticano avesse dato un particolare incarico all'Opus Dei, rispondeva con un capolavoro di sintesi: “1’Europa”.

Tratto da Habemus Papam, ed. Nuovi Mondi Media

11 settembre















Il professor David Ray Griffin ha tenuto di recente una conferenza a Los Angeles, nella quale ha riassunto gli ultimi sviluppi delle indagini sull’11 settembre, e ha esortato tutti coloro che hanno partecipato fino ad oggi al movimento per la verità a non desistere dall’impegno, ma anzi ad unirsi in uno sforzo finale che porti alla creazione di una commissione davvero indipendente, per stabilire una volta per tutte la verità sui fatti di quel giorno.

Griffin ha esordito riassumendo gli ultimi sviluppi di una ricerca collettiva che ormai non ha più bisogno di elementi probanti per costituire una solida critica alla versione ufficiale dei fatti.

Tali elementi probanti sono talmente tanti - ha detto Griffin - che una nuova commissione che riesamini l’intera versione ufficiale si rende ormai indispensabile.

Anche noi, in Italia – e di riflesso, qui sul nostro sito - abbiamo seguito lo stesso tipo di percorso che hanno fatto i ricercatori di tutto il mondo. Dopo una timida fase iniziale, il corpus delle prove contro la versione ufficiale è diventato talmente solido da poterlo presentare, nel 2006, a livello nazionale. Ma dopo aver raggiunto quel risultato, tanto insperato quanto soddisfacente, c’ è stato un naturale rilascio delle energie, ed in qualche modo l’argomento 11 settembre sembra essere diventato cosa del passato.

Io stesso, sul finire del 2006, avevo suggerito che fosse venuta l’ora di passare dal “che cosa“ (non è successo), al “chi è stato“. Del primo argomento si erano occupati in maniera esaustiva diversi film, ...

... come Loose Change (il più noto al mondo), “In Plane Site”, “Confronting the Evidence”, o altri. Da noi c’era stato “Inganno Globale“, che gli iscritti di LC avevano ampiamente diffuso nella cerchia di amici, familiari e colleghi di lavoro, preparando il terreno per la sua messa in onda, da parte di Matrix, avvenuta nell’estate 2006.

Nonostante questo, la questione 11 settembre sembra in qualche modo rimasta in sospeso, e la mancanza di un documento conclusivo, che riassuma e sintetizzi tutti i punti più validi che sono stati appurati contro la versione ufficiale, permette in qualche modo a chi la difende di sostenere che “in fondo non ci sono prove definitive“ che dimostrino l’auto-attentato.

In realtà le prove esistono eccome. Bisogna volerle vedere, naturalmente, invece di fare finta di nulla e volgere lo sguardo altrove: quando pompieri e polizia liberano la zona attorno al WTC-7, dicendo chiaramente “sgomberate, perché l’edificio sta per saltare in aria“, rimane ben poco spazio per chi vuole sostenere che sia caduto spontaneamente.

Quando si trovano delle pozze di metallo fuso, sotto le macerie delle tre torri, a sei settimane dai crolli, rimane ben poco spazio per sostenere che sia stato il kerosene degli aerei a provocarle.

Quando Rudy Giuliani dice di essere stato avvisato in anticipo del crollo della Torre Nord, rimane ben poco spazio per sostenere che l’edificio sia caduto spontaneamente. (Di propria natura gli edifici in acciaio non crollano per il fuoco, e nel WTC non vi erano stati “tremori”, collassi parziali o cedimenti di alcun tipo, che potessero far sospettare il crollo imminente).

È proprio per l’abbondanza di queste prove - sostiene Griffin - che una nuova commissione, se davvero onesta e aperta ad ogni risultato, raggiungerebbe un verdetto praticamente certo.
Per questo motivo Griffin ha confermato la necessità di uno sforzo finale, nel propagare a tutti i livelli possibili – in America come in Europa - la necessità di una nuova inchiesta che porti alla verità.

Dobbiamo sforzarci tutti di non dimenticare l’importanza fondamentale che sta avendo l’11 settembre, ancora oggi, su tutto quello che ci riguarda da vicino. Come dice giustamente Griffin, la lotta per la verità sul caso Kennedy, quella per la verità sull’attacco di Pearl Harbor, o quest’ultima sull’11 settembre sono fondamentali non tanto per “punire” i responsabili (nei casi precedenti, sono già tutti morti, in quello più recente i responsabili riuscirebbero probabilmente a caversela in ogni caso), ma per evitare che in futuro casi del genere possano ripetersi. *

Se questo dovesse realmente essere il risultato finale ottenuto dal Movimento per la Verità sull’undici settembre, non sarebbe davvero poco.

fonte: luogocomune.net

La farsa delle energie alternative


Tanto per iniziare sappiate che non possiamo chiamarle energie alternative, ma caso mai derivative, in quanto non rappresentano assolutamente una alternativa, quanto piuttosto una fonte di energia che deriva anch’essa da un diverso utilizzo del petrolio.
Se qualcuno pensa di poter avere i pannelli fotovoltaici senza poter disporre di greggio in abbondanza ed a buon mercato, è il caso che si sintonizzi su Italia Uno per guardare i provini del Grande Fratello.
Per spiegare a tutti la reale portata dell’impatto delle energie derivative mi è necessario soffermarmi sulla evoluzione storica della civiltà umana: non vi preoccupate cercherò di essere il meno noioso possibile.

Come si è arrivati al petrolio ? Semplice: da un progressivo processo di sostituzione di una risorsa con un’altra a causa dell’esaurimento della prima e del lievitare del suo costo di approvvigionamento.
Così è successo quando si passò dal legno al carbone. Inizialmente il legno era disponibile in quantità impensabili, era abbondante ed a buon mercato: basti pensare che la copertura forestale in Europa agli inizi del 1600 era quasi del 90 %. La necessità di avere terreni da coltivare unita alla richiesta di legna per il riscaldamento provocò un lento e progressivo disboscamento in tutta Europa. Quando anche la legna cominciò a diventare molto costosa (a causa della sua diminuita abbondanza), venne individuato il carbone come un interessante sostituto: interessante perché vista l’abbondanza iniziale era decisamente poco costoso.

Il carbone era conosciuto sin dai tempi dell’impero romano, ma non veniva utilizzato perché sporcava sia quando bruciava e sia quando veniva trasportato: per questo motivo si preferiva la legna molto più rassicurante per gli usi casalinghi.
All’inizio del diciassettesimo secolo il carbone diventa il vero e proprio componente energetico volano di un primo gradiente evolutivo: la nascita della civiltà industriale.
Il carbone trova ottima applicazione anche nel funzionamento delle prime macchine a vapore che rappresenteranno la chiave di svolta per la trasformazione delle società da economia rurale a economia di mercato. Il successivo passo ci porta allo svuotamento delle campagne: milioni di contadini in tutta Europa abbandonano la coltivazione della terra (lavoro molto pesante, ma al tempo stesso molto salutare e gratificante) per spostarsi nei grandi sobborghi industriali per lavorare come operai. Il capitalismo nasce e si evolve grazie ad una risorsa energetica allora abbondante ed a buon mercato: il carbone.

L’industria tessile per prima si fa portavoce di questo sensazionale mutamento: non si vive più per lavorare, ma si lavora per vivere. Le grandi metropoli iniziano a trasformarsi, sia dal punto di vista urbano che dal punto di vista socioeconomico: nascono i primi quartieri ghetti e nasce la lotta di classe.
Il carbone consente di riscaldare le abitazioni (un tempo sempre molto fredde), consente di far funzionare fucine e macchine a vapore per tenere in movimento telai, motori e rotative.
L’uomo non si alza più quando canta il gallo all’alba, ma con la sirena delle fabbriche che lo sveglia per ricordagli che tra poco inizia il turno di lavoro.
Si è abbandonato una vita incontaminata a stretto contatto con la natura, per scegliere di passare la propria vita dentro uno stabilimento industriale, al buio, in mezzo alla confusione di macchine e rumori di ogni sorta. Già allora, città come Londra apparivano all’occhio del viandante forestiero, città invivibili, corrotte dai costumi, dall’alcol, dalla prostituzione e dall’inquinamento.

Nel frattempo i giacimenti di carbone smettono di essere convenienti in quanto il carbone in superficie si era esaurito ed era necessario iniziare ad estrarlo: nascono le prime miniere di carbone.
La risorsa energetica che ha consentito quanto abbiamo esposto finora comincia tuttavia a diventare costosa: qualcuno in America si accorge che si può ottenere altrettanta energia dalla sfruttamento di un liquido nero, che sembra carbone liquefatto. Inizia l’era del petrolio.
In un primo tempo viene utilizzato per illuminare le strade nelle grandi città metropolitane. Alla fine del 1800 in città come Francoforte, Parigi e Londra vi erano milioni di cavalli che venivano utilizzati per trascinare carrozze, diligenze, carri merci e via così. Mantenere un cavallo era costoso, pochi se lo potevano permettere, inoltre ognicavallo sporcava abbondantemente con le sue naturali deiezioni. Qualche decina di migliaia di cavalli in città come New York o Londra possono creare un vero e proprio problema per l’igiene e la salute pubblica.

Si intuisce l’importanza di poter spostare uomini e merci velocemente ed a costi ragionevoli: dal petrolio nascono moltissimi derivati, gli idrocarburi ed i composti sintetici.
Nasce l’era dell’industria per eccellenza, quella dell’automobile ed al suo fianco quella della petrolchimica: vengono inventati materiali assolutamente rivoluzionari, poco costosi ed indistruttibili, come il nylon. Siamo nella seconda metà del secolo appena passato.
L’era della petrolchimica apre le porte ad una seconda rivoluzione industriale: quella dei personal computer che consentiranno in meno di vent’anni di sostituire l’uomo in molteplici mansioni di routine.
Ma il contributo maggiore che ha dato il petrolio all’evoluzione umana non lo troviamo nell’industria automobilistica, quanto in quella agroalimentare.
Tanto per iniziare in meno di 100 anni la fertilità e produttività dei terreni è spaventosamente aumentata di circa il 5 % all’anno, proprio di pari passo all’aumento dell’offerta petrolifera.
Per farvi un esempio lampante un secolo fa, da un ettaro coltivato a mais si ottenevano circa 20 quintali per ettaro, oggi si arriva ad oltre 120 quintali (stranamente nello stesso tempo la popolazione umana è passata da un milardo agli oltre sei attuali) !

Questo strepitoso aumento di disponibilità alimentare al pari della superficie coltivata è stato possibile solo grazie al greggio ed a tutte le sue invenzioni collegate: i trattori, le mietitrebbiatrici, le pompe di irrigazione, i fertilizzanti sintetici ed i pesticidi, che per quanto possano essere denigrati, hanno consentito di soddisfare il fabbisogno alimentare della civiltà umana, man mano che questa cresceva esponenzialmente.
E perché cresceva così tanto la popolazione mondiale ? Per diretta conseguenza del cambiamento di vita sia alimentare che salutare: in quanto abbiamo avuto la possibilità di nutrirci con una varietà e ricchezza ed abbondanza alimentare che nessun’altra generazione prima di noi ha potuto avere. Questo ha consentito all’organismo di essere più forte contro gli attacchi esterni e di procreare con una progressione esponenziale impensabile fino a qualche secolo fa.
Grazie al petrolio abbiamo potuto avere le coltivazioni intensive che a cascata alimentano gli allevamenti intensivi di bestiame (bovini, suini ed ovini). Pensate a quante volte mangiate carne durante il giorno: fino a 70 anni fa la carne si mangiava una volta ogni 15 giorni, in occasioni di feste e ricorrenze popolari.

Senza greggio questa catena alimentare (artificialmente sovralimentata) non potrebbe continuare a sostenersi, in quanto non potremmo avere raccolti abbondanti per alimentare la crescita, l’ingrasso ed il riciclo degli animali di allevamento.
Non dimentichiamo inoltre il prolungamento della vita media provocato dalla capillare diffusione e produzione di farmaci da banco (pensiamo solo alla volgare aspirina o al paracetamolo).
Capite quindi da questo sintetico excursus storico come sia assolutamente fuori luogo pensare di poter sostituire una risorsa che ci ha trasformato e ha trasformato le nostre vite.
Non mi devo chiedere se in futuro ci sarà benzina per mettere in moto il mio suv, quanto piuttosto se il supermercato sotto casa verrà rifornito di ortaggi e alimenti preconfezionati, oppure se alcune aree metropolitane troveranno i mezzi per sostenersi dal punto di vista alimentare.

Le fonti di energia alternativa, anche se sono energie derivative, non risolveranno MAI totalmente e PER TUTTI i problemi e le difficoltà a cui stiamo andando incontro.
In futuro l’energia, specialmente quella elettrica, ci sarà ancora, ma non per tutti e soprattutto non ai prezzi che conosciamo ora. Avrà una erogazione a singhiozzo, con periodi molto frequenti di blackout: ma questo solo per chi sarà molto ricco. Per gli altri si ritornerà indietro: molto indietro, la candela sarà già un lusso. Se qualcuno sta pensando ai pannelli solari, è meglio che se li scordi: non si potrà mai avere pannelli fotovoltaici per tutti. E perché ? Perché per fabbricarli, assemblarsi e trasportarli occorre petrolio, proprio quello che dovrebbero sostituire in toto !
Un pannello fotovoltaico è costituito di svariati elementi minerali: silicio, rame, cadmio, indio, gallio. Solo per estrarre una tonnellata di rame servono 8 barili di petrolio ! Spero non penserete di spostare un trattore John Deere del peso di 10 tonnellate con i pannelli fotovoltaici sul tetto della cabina di pilotaggio !
E i fertilizzanti ed i pesticidi con che cosa li sostituite ? Gli aerei e le navi traghetto con cosa li spostate ? Con l’idrogeno ?

Una delle più grandi bugie che vi hanno raccontato sulla circolazione delle automobili è che i carburanti come la benzina ed il gasolio verranno sostituiti dalle cosi dette celle a idrogeno.
Per chi non lo sapesse, sono una sorta di pila a vita eterna che produce energia elettrica dalla catalisi dell’idrogeno. Celle a combustibile ce ne saranno in futuro: alcuni milioni, forse.
Ma di certo non li avrete voi, ma solo come ho detto prima, le persone più ricche, proprio come avveniva 70 anni fa quando l’automobile era un lusso per pochi.
La nostra specie si è straordinariamente trasformata in meno di 100 anni, cambiando abitudini, stili di vita e regime alimentare. Sempre in questo lasso di tempo è esponenzialmente proliferata passando da un miliardo di persone a oltre i sei: tutto questo è stato possibile grazie ad un impareggiabile prodotto, il petrolio, che adesso sta iniziando a diminuire nella sua disponibilità.
Come uno stupido sciame di locuste abbiamo depredato la terra di questo bene, riproducendoci senza limiti e consumandolo per ogni insensato uso (pensiamo ai suv).
Le conseguenze saranno senza precedenti storici, perché con NULLA è possibile sostituire quello che ha fatto per noi e per il nostro stile di vita questo straordinario prodotto del nostro pianeta.

La relazione tra reggiseno e cancro al seno


Se non lo avete già bruciato negli anni ‘60, potreste volervelo togliere ora. "Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante," afferma il ricercatore medico Syd Singer.
I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il giorno in cui la moglie, Soma, scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito stava esaminando gli effetti della medicina Occidentale fui Figiani. Sotto la doccia, Syd aveva notato che le spalle e i seni di Soma erano segnati da scanalature rosso scuro. A Syd ricordò la domanda posta alla moglie da una Figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: "Non si sente stretta?"
"Devi farci l’abitudine," aveva risposto Soma.
Forse il reggiseno comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd, impedendo il drenaggio linfatico e provocando degenerazione?

Soma decise di smettere di indossare il suo reggiseno. Ma quando Syd cercò nella letteratura medica non trovò nessuna causa nota per il cancro al seno, condizione che nelle donne appare raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più elevati sono in Nord America ed Europa settentrionale, col resto del mondo che si sta adeguando velocemente.
La World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità) invoca le tossine chimiche quale causa primaria di cancro. Ma i veleni che si accumulano nei tessuti del seno sono normalmente spazzati dal chiaro fluido linfatico verso i grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace. I Singer scoprirono che "essendo i dotti linfatici molto sottili, essi sono estremamente sensibili alla pressione e si possono comprimere con facilità." Una minima pressione cronica sui seni può provocare la chiusura delle valvole e dei dotti linfatici..

"Poco ossigeno e meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono spazzati via," notarono i Singer. Dopo 15 o 20 anni di drenaggio linfatico ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro.
Considerando altri paesi, Soma e Syd rimasero colpiti dalla bassa incidenza di cancro al seno nelle nazioni più povere, pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle altre nazioni. Non trovarono contadine che indossassero reggiseni push-up. Scoprirono invece che tra i Maori della Nuova Zelanda integrati nella cultura bianca vi è la stessa incidenza di cancro al seno, mentre gli aborigeni australiani non integrati non hanno praticamente cancro al seno. Lo stesso trend si applica ai giapponesi occidentalizzati, ai Figiani e ad altre colture convertite al reggiseno.

Nel loro libro Dressed To Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras, (Vestite Da Morire: La Relazione Tra Cancro Al Seno e Reggiseno) i due ricercatori hanno anche osservato che proprio prima che una donna inizi il suo ciclo, gli estrogeni si innalzano, provocando un rigonfiamento del seno. Se la donna continua a indossare un reggiseno della stessa misura, i vasi linfatici salva vita saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero collegamento tra cancro al seno ed estrogeni?
Le donne senza figli non sviluppano mai del tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno. E nemmeno donne che non abbiano mai allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle più a rischio, avvertono i Singer.

Ancora peggio, il divenire donna per una giovane è spesso "marcato" dal suo primo reggiseno. Come l’anziana pratica cinese del bendaggio dei piedi, il "bendaggio del seno " puberale può in ultima istanza condurre a severe complicazioni mediche.
Che il reggiseno sia l’ "anello mancante " che spiega la crescente epidemia di cancro al seno? A cominciare dal maggio del 1991, Soma e Syd Singer hanno condotto uno studio di 30 mesi, Bra and Breast Cancer (Reggiseno e Cancro al Seno) intervistando circa 4.000 donne di cinque grandi città degli Stai Uniti. Erano tutte di tipo caucasico per lo più di "reddito medio" in età compresa tra i 30 e i 79 anni. Metà di loro erano state diagnosticate di cancro al seno.

Quasi tutte le donne intervistate erano scontente della dimensione o della forma del proprio seno. Le donne che avevano scelto un reggiseno per l’aspetto, ignorando indolenzimenti e gonfiori, avevano il doppio di incidenza di cancro al seno di quelle che non l’avevano scelto per questo.
Ma la statistica più sorprendente riguardava le donne che indossavano il reggiseno anche per dormire e che avevano sviluppato il cancro. Così come una donna su sette costretta in un reggiseno per più di 12 ore al giorno. Le donne senza reggiseno hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al seno, dicono i Singer. La stessa di un uomo senza reggiseno.

"Non dormite col reggiseno!" implora Syd Singer. "Le donne che intendono evitare il cancro al seno dovrebbero indossare un reggiseno per il periodo di tempo più limitato possibile – di sicuro per meno di 12 ore al giorno."
Syd inoltre spiega che quasi l’80% di chi indossa il reggiseno e soffre di noduli, cisti e indolenzimento vede quei sintomi svanire, "entro un mese dopo essersi liberate del reggiseno."
Non tutte sono pronte a liberarsi dal proprio capestro. Come una donna ha rivelato al team, "Le tette mi arriverebbero all’ombelico senza un reggiseno." Ma il chirurgo Christine Haycock del College of Medicine del New Jersey dice che sono le caratteristiche genetiche – non i legamenti o la dimensione del seno – la ragione per cui alcuni seni cedono alla gravità. Un petto che saltella aiuta a tener pulito il sistema linfatico.

Ben consci che i loro risultati erano "esplosivi," i Singer hanno inviato i risultati della loro ricerca ai capi delle più prestigiose organizzazioni e istituti anti-cancro americani. Nessuna risposta. Alla pari del business del cancro, il giro d’affari dei reggiseno è enorme. Moltiplicate il numero delle donne che, in tutto il mondo, comprano qualche reggiseno da 25$ ogni anno e otterrete una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari all’anno.
Syd Singer afferma che la censura dell’establishment sulla relazione tra cancro al seno e reggiseno sta uccidendo le donne. Indicando la condizione maggiormente condivisa tra le pazienti di cancro al seno, egli enfatizza che si tratta di un sistema linfatico strizzato dal reggiseno.

Andando sempre senza reggiseno, Soma iniziò a indossare vestiti che non enfatizzassero i seni. Cominciò anche a massaggiare i seni con regolarità e ad andare in bicicletta, a prendere integratori vitaminici ed erboristici e a bere solo acqua pura.
Due mesi dopo, il suo nodulo era scomparso
Un grintoso Syd Singer dice che, al primo spaventevole segnale di un nodulo, “le donne dovrebbero togliersi il reggiseno prima di togliersi i seni." Cosa aspettare, se potete liberare il vostro sistema linfatico adesso?

RICORDATE: Una combinazione spettacolarmente controindicata è indossare un reggiseno e usare un telefono cellulare.

SE DOVETE INDOSSARE UN REGGISENO
Reggiseno push-up e quelli da sport sono da evitarsi. Scegliete reggiseno di cotone, non stretti. Assicuratevi di poter passare con due dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe. Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa la compressione dei maggiori linfonodi. Non indossate assolutamente mai questo disastroso dispositivo per dormire. A casa toglietevelo. Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno.
Riportate in salute il vostro sistema linfatico, o almeno respirate a fondo liberamente.



fonte: disinformazione.it

Settaggio Utorrent 1.8

Ecco le Impostazioni ottimali per Utorrent 1.8:



















Cosa sono i Gruppi di Acquisto Solidale

Un gruppo d’acquisto e' formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro.

Si ma... perché si chiama solidale?
Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarieta' come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarieta' che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a colore che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo.

Perché nasce una G.A.S.?
Ogni GAS nasce per motivazioni proprie, spesso però alla base vi è una critica profonda verso il modello di consumo e di economia globale ora imperante, insieme alla ricerca di una alternativa praticabile da subito. Il gruppo aiuta a non sentirsi soli nella propria critica al consumismo, a scambiarsi esperienze ed appoggio, a verificare le proprie scelte.

Come nasce un G.A.S.?
Uno comincia a parlare dell’idea degli acquisti collettivi nel proprio giro di amici, e se trova altri interessati si forma il gruppo. Insieme ci si occupa di ricercare nella zona piccoli produttori rispettosi dell’uomo e dell’ambiente, di raccogliere gli ordini tra chi aderisce, di acquistare i prodotti e distribuirli... e si parte!

Criteri solidali per la scelta dei prodotti
I gruppi cercano prodotti provenienti da piccoli produttori locali per avere la possibilita' di conoscerli direttamente e per ridurre l’inquinamento e lo spreco di energia derivanti dal trasporto. Inoltre si cercano prodotti biologici o ecologici che siano stati realizzati rispettando le condizioni di lavoro.

Una rete
I gruppi di acquisto sono collegati fra di loro in una rete che serve ad aiutarli e a diffondere questa esperienza attraverso lo scambio di informazioni. Attualmente in Italia sono censiti un centinaio di GAS.


fonte: retegas.org

Israele ha usato il fosforo in modo deliberato e sproporzionato

Pubblicato il rapporto dell'Ong Human Rights Watch sulle munizioni usate contro i civili di Gaza

Dopo oltre due mesi di approfondite indagini anche Human Rights Watch accusa Israele di uso sproporzionato di munizioni al fosforo bianco, durante l'offensiva Cast Lead contro la Striscia di Gaza.

Durante l'offensiva iniziata a fine dicembre 2008, e terminata con il cessate il fuoco unilaterale lo scorso 18 gennaio, Israele ha negato di utilizzare munizioni al Fosforo Bianco, il codiddetto Willy Pete. Solo dopo la fine dell'invasione ha ammesso di avero impiegato, ma sostenendo di non averlo sparato su aree densamente abitate. Il rapporto presentato ieri ha Hrw smentisce anche questa versione, sostenendo esplicitamente che quel tipo di munizioni è stato usato contro aree densamente popolate in modo "deliberato e sproporzionato". Secondo l'Ong statunitense, l'uso "indiscriminato" del fosforo fatto dall'esercito israeliano ha causato la morte di molti civili innocenti e si configura come "la prova che sono stati commessi crimini di guerra".

Human Rights Watch ha iniziato a indagare sui crimini di guerra commessi a Gaza dall'esercito israeliano già all'indomani della fine delle ostilità. Ci sono però voluti due mesi per unire i dati e confrontare le prove che costituiscono il rapporto di 71 pagine presentato ieri. L'Ong sostiene che l'esercito israeliano conosceva bene il potenziale letale della sostanza, che brucia tutto quello che trova finché è completamente consumata e provoca anche danni agli organi interni. Le bombe al fosforo, chiamate M825, sono munizioni da 155 millimetri che quando esplodono sparano 116 frammenti di fosforo incendiati nel raggio di 125 metri. Il fatto che siano state sparate dall'artiglieria e dall'aviazione su zone abitate - sostiene l'Ong - rivela "una strategia o un modello di condotta piuttosto che un uso accidentale dello stesso". Secondo i manuali militari le munizioni al fosforo bianco servono a creare cortine fumogene per consentire ai soldati di muoversi sul terreno senza essere visti. Secondo il ricercatore di Hrw Fred Adams, tuttavia, i generali israeliani "non hanno usato il fosforo bianco in aree aperte come schermo per le truppe. L'hanno sparato ripetutamente su aree densamente popolate anche quando non c'erano truppe in zona, o quando erano disponibili altri sistemi fumogeni. Il risultato è che i civili hanno sofferto e sono morti senza una ragione".

I ricercatori di Hrw hanno raccolto prove e testimonianze dirette dalla popolazione civile colpita dalla munizioni in questione, dimostrando che sono state usate in aree civili. Uno dei casi più clamorosi è accaduto lo scorso 15 gennaio, durante il bombardamento contro una scuola delle Nazioni Unite a Gaza, dove avevano cercato rifiugio 700 persone terrorizzate dai bombardamenti. Il rapporto rivela che la pioggia di lapilli sull'istituto è durata oltre due ore, durante le quali lo staff dell'Agenzia ha telefonato più volte al comando militare israeliano per chiedere di cessare l'attacco. Lo stesso giorno una bomba al fosforo colpì anche un auto a Tel el Hawa, su cui si trovavano un banchiere la moglie e due figli. Quando giunsero i soccorritori trovarono solo le ossa. Altra drammatica vicenda è quella della famiglia Abu Halima, la cui casa nella zona di Atatra, a nord di Gaza città, fu centrata da un proiettile al fosforo che esplose all'interno uccidendo cinque persone tra cui tre bambini. Human Rights Watch cita pure il documento medico israeliano, di cui ha scritto anche PeaceReporter, che rivela la grande pericolosità della sostanza, capace di provocare la morte anche se la superficie di pelle ustionata è inferiore al 10 percento.

Le munizioni al fosforo bianco sono considerate un arma convenzionale. La Convenzione di Ginevra del 1980 sulle armi incendiarie, tuttavia, stabilisce che l'impiego in zone densamente popolate da civili costituisce un crimine di guerra. L'esercito israeliano replica sostenendo che tali armi non sono catalogate come incendiarie, ma come "armi da usare per schermare". Israele, inoltre, non ha firmato il terzo protocollo della Convenzione e pertanto non può essere incriminato. A poco serviranno allora i rapporti dettagliati di Hrw e, il mese scorso, di Amnesty International. Giovedì 26 l'esercito israeliano ha fatto sapere che l'inchiesta interna sulle accuse collegate all'uso di armi al fosforo è vicina alla conclusione, "ma è già possibile concludere che l'uso fatto dall'Isreli Defence Force è stato conforme alle leggi internazionali".


fonte: PeaceReporter.net

C'è panna e panna

Passeggiando tra i corridoi di un supermercato si possono trovare vari tipi di panna, così ho pensato di spiegare le differenze delle diverse tipologie in commercio.

Panna fresca (pastorizzata)

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Sia per fare il burro che per preparare la panna montata abbiamo utilizzato la panna (o crema di latte) fresca. Questa ha subito una pastorizzazione, cioè è stata riscaldata ad una temperatura moderata (attorno ai 70 °C solitamente) per vari secondi. La pastorizzazione riduce la carica batterica ma non riesce a sterilizzare completamente la panna, per cui sugli scaffali di vendita questo prodotto, mantenuto refrigerato, dura circa una settimana. Generalmente più è alta la temperatura di pastorizzazione più è lunga la vita del prodotto, ma allo stesso tempo la panna assume un leggero sapore di “cotto” e peggiora un poco la sua capacità di montare. Spesso, ma non sempre, alla panna fresca viene aggiunta della carragenina, una sostanza che serve a stabilizzare l’emulsione tra acqua e grassi. La percentuale di grassi della panna fresca è solitamente del 35%-36%.

Nella foto potete osservare la presenza della carragenina, e la scritta “pastorizzazione alta”, che suggerisce l’uso di una temperatura più alta nel processo di pastorizzazione. Ora che il latte crudo, non pastorizzato, comincia a diffondersi anche in Italia, posso solo sperare che prima o poi mettano in vendita anche la panna cruda, non pastorizzata. Per il momento la stragrande maggioranza di noi può solo comperare panna fresca pastorizzata.

Panna da montare UHT

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Se state preparando delle fragole e vi accorgete che non avete in casa della panna fresca, potete utilizzare la panna da montare UHT. Qualche gourmet storcerà il naso ma questa contiene, esattamente come la panna fresca, solamente crema di latte e, eventualmente, carragenina. Il processo UHT (Ultra High Temperature) sterilizza la panna a temperature superiori a 100 °C, per pochi secondi. Per questo motivo questo prodotto può resistere anche per vari mesi senza essere refrigerato, tuttavia, per evitare che durante questo periodo il grasso si separi dalla fase acquosa, la panna UHT è sottoposta ad un processo di omogeneizzazione più spinto della normale panna fresca, danneggiando parzialmente i globuli di grasso e diminuendo la capacità di montare. Poiché è stata trattata ad alte temperature, il sapore può risentirne.

Potete vedere nella foto come la percentuale di grassi (33%) sia leggermente inferiore a quello della panna fresca. Dopo aver scattato la foto ho utilizzato la confezione con delle fragole fresche e, sinceramente, non ho notato moltissima differenza rispetto alla panna fresca che uso solitamente, solo un poco meno soda una volta montata. Il dolce dello zucchero probabilmente copriva il sentore di “cotto”.

Panna da cucina UHT

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Accanto alla panna UHT da montare, al supermercato trovate anche la “panna da cucina”, anche lei sottoposta al trattamento UHT (e anch’essa nel mirino del solito gourmet . Anche in questo caso nessun ingrediente estraneo oltre a panna e la solita carragenina. Quello che cambia rispetto alla panna da montare è la percentuale di grassi. Nella panna da cucina, che la confezione suggerisce di utilizzare ad esempio per condire tortellini, ravioli e simili, i grassi sono solitamente il 21-22%. La panna da cucina non può essere montata perché contiene troppi pochi grassi. Invece, se volete, potete utilizzare la panna fresca al posto di quella da cucina, eventualmente compensando il diverso contenuto di grassi diluendola con un poco di latte.

Panna vegetale

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Da ultimo vediamo la cosiddetta “panna vegetale”. Visto che è vegetale ovviamente non è panna. Per poter essere montata e avere una consistenza simile alla panna “vera” deve contenere dei grassi. Questi grassi hanno una origine vegetale, da cui il nome comune di “panna vegetale”, anche se il termine “panna” non lo trovate sulla confezione. Questi prodotti a base di grassi emulsionati e montabili contengono solitamente grassi idrogenati, come potete constatare leggendo l’etichetta. Come forse saprete i grassi idrogenati non sono considerati molto salubri perché l’idrogenazione produce, oltre ai grassi di tipo cis, anche quelli di tipo trans. Quindi, se uno sceglie di usare panna vegetale invece di quella animale per motivi salutistici lo tenga presente.

D’altra parte, come sempre ovviamente, è solo un uso prolungato che può dare degli effetti sulla salute e se qualche volta usate dei grassi idrogenati non succede assolutamente nulla. Personalmente però preferisco acquistare solamente panna fresca, che ha un gusto nettamente migliore.

Sappiate però che anche se consumate regolarmente panna fresca avrete degli effetti collaterali. Se non sulla salute sicuramente sulla linea


fonte: bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it

Il collegamento vaccinazioni-autismo

L’autismo è un disordine infantile difficile da ignorare.
E’ caratterizzato da una mancanza d’interesse nelle relazioni sociali e nella comunicazione, e da un ristretto numero di attività da parte del bambino autistico.
Mentre gli studiosi dichiarano che l’autismo è esistito da millenni con la stessa percentuale nella popolazione, al presente la prevalenza negli Stati Uniti è quella di un bambino autistico ogni 166 nati.
Con queste devastanti statistiche in mano, un reporter del Washington Times ha deciso di analizzare la percentuale di autismo tra la popolazione Amish della Pennsylvania (USA), una comunità religiosa di origine olandese che, da centinaia di anni, ha scelto di vivere culturalmente separata dagli altri cittadini americani.

Perché gli Amish non hanno bambini autistici?
Il suo intento era quello di appurare se, studiando i bambini autistici tra gli Amish, si potevano ottenere risposte alle cause dell’epidemia di autismo che sta attraversando il mondo.

La risposta è arrivata.
Il probabile colpevole? Le vaccinazioni, che gli Amish non permettono siano fatte ai propri bambini.
Viaggiando nella comunità munito delle statistiche nazionali, il reporter avrebbe dovuto trovare circa 200 bambini autistici.
Ne ha trovati invece solo tre:

- la prima era una bambina adottata dalla Cina ( la Cina , l’India e l’Indonesia da anni hanno adottato programmi di vaccinazione di massa),

- il secondo bambino era diventato autistico subito dopo una vaccinazione,

- il reporter non è riuscito a stabilire se il terzo bambino fosse stato vaccinato o meno.

Gli effetti collaterali del thimerosal
Nei vaccini si usano dei conservanti a base di mercurio (il thimerosal) che proteggono il liquido nei contenitori da possibili contaminazioni causate dalla ripetuta inserzione degli aghi della siringa. Dopo che gli ufficiali sanitari obiettarono alle quantità di mercurio che gl’infanti assorbivano attraverso il thimerosal, la tossina fu messa al bando dal 1999.
Ma una modifica nella dichiarazione dei componenti presenti nel vaccino ha permesso al thimerosal di non essere menzionato.
Washington Times April 18, 2005 -
Washington Times April 19, 2005

Il commento del dottor Mercola:
C’è qualcuno che vuole più evidenza di questa?
Anche se quanto descritto non è uno studio scientifico, è un’analisi basata su fatti che indicano un legame irrefutabile tra vaccinazioni e autismo.
Non devi essere un medico, o avere una laurea in epidemiologia, o essere un laureato in scienze astronautiche per capire il collegamento.
Come può essere più ovvio?
Anche lo studio fatto nel 2004, con dati forniti dal CDC di Atlanta (Center for Disease Control, children who receive thimerosal-containing vaccinations), ha concluso che i bambini che sono stati vaccinati
hanno 27 volte in più la possibilità di sviluppare l’autismo. I numeri non mentono.

Il peggio deve ancora arrivare con il nuovo vaccino per l’epatite B
A causa delle loro credenze religiose, la comunità Amish ha scelto di non far vaccinare i loro bambini. E’ comprensibile se molti di voi non vogliono scegliere un approccio così radicale.
Ma se volete concentrarvi su un solo vaccino, v’incoraggio ad informarvi sulla controversia che circonda il vaccino dell’epatite B.

La versione multi-dose di questo vaccino, che è somministrato a tutti i nascituri prima di lasciare l’ospedale, contiene ancora il thimerosal.
Questo è una biasimevole, irresponsabile negligenza di prima grandezza.

L’immaturo sistema nervoso centrale di queste piccole creature indifese è particolarmente suscettibile agli insulti tossici, e thimerosal, il conservante a base di mercurio, è uno dei
peggiori.
Il comportamento dei medici sarebbe più comprensibile se il vaccino per l’epatite B avesse dei benefici sociali, ma molti esperti di medicina naturale che studiano l’argomento sono
concordi nell’affermare che il vaccino sia
assolutamente inutile.
Vi sono in America solo circa 5.000 persone che sviluppano come conseguenza di un’infezione epatica il cancro al fegato. Ciò significa che stiamo immunizzando decine di milioni di bambini, e causando danni cerebrali che portano alla presente epidemia di autismo, per proteggere 5.000 adulti dal cancro al fegato.
Ma molti di questi adulti hanno seri problemi sociali, come l’assunzione di droghe per via endovenosa, l’alcolismo e la cattiva alimentazione, comportamenti che aumentano seriamente il rischio della malattia.
Se sei un genitore che vuole soppesare i pro e i con dei vaccini, ti incoraggio a documentarti più approfonditamente sulla tossicità del thimerosal,
presente nei vaccini multi-dose contro l’epatite B e contro l’influenza.


fonte: disinformazione.it