Abstract
Nelle popolazioni esposte alle emissioni di inquinanti provenienti da inceneritori sono stati segnalati numerosi effetti avversi sulla salute sia neoplastici che non. Fra questi ultimi si annoverano: incremento dei nati femmine e parti gemellari, incremento di malformazioni congenite, ipofunzione tiroidea, diabete, ischemie, problemi comportamentali, patologie polmonari croniche aspecifiche, bronchiti, allergie, disturbi nell’ infanzia.
Ancor più numerose e statisticamente significative sono le evidenze per quanto riguarda il cancro: segnalati aumenti di: cancro al fegato, laringe, stomaco, colon-retto, vescica, rene, mammella. Particolarmente significativa risulta l’ associazione per cancro al polmone, linfomi non Hodgkin, neoplasie infantili e soprattutto sarcomi, patologia “sentinella” dell’ inquinamento da inceneritori. Studi condotti in Francia ed in Italia hanno evidenziato inoltre conseguenze particolarmente rilevanti nel sesso femminile. I rischi per salute sopra riportati sono assolutamente ingiustificati in quanto esistono tecniche di gestione dei rifiuti, alternative all’ incenerimento, già ampiamente sperimentate e prive di effetti nocivi.
Premessa
Gli impianti di incenerimento rientrano fra le industrie insalubri di classe I in base all’articolo 216 del testo unico delle Leggi sanitarie (G.U. n. 220 del
Le diossine, esplicano complessi effetti sulla salute umana in quanto sono in grado di legarsi ad uno specifico recettore nucleare - AhR - presente sia nell’uomo che negli animali, con funzione di fattore di trascrizione. Una volta avvenuto il legame fra TCDD e recettore con la formazione del complesso ARNT/HIF-1B, la trascrizione di numerosi geni - in particolare P4501A1 - viene alterata sia in senso di soppressione che di attivazione, con conseguente turbamento di molteplici funzioni cellulari, in particolare dell’apparato endocrino (diabete, disfunzioni tiroidee), dell’apparato riproduttivo (endometriosi, infertilità, disordini alla pubertà), del sistema immunitario e, soprattutto, con effetti oncogeni, con insorgenza soprattutto di linfomi, sarcomi, tumori dell’apparato digerente, tumori del fegato e delle vie biliari, tumori polmonari, tumori della tiroide, tumori ormono correlati quali cancro alla mammella ed alla prostata (21)
Dati di letteratura
Gli inquinanti emessi dagli inceneritori esplicano i loro effetti nocivi sulla salute delle popolazioni residenti in prossimità degli impianti o perché vengono inalati, o per contatto cutaneo, o perché, ricadendo, inquinano il territorio e quindi i prodotti dell’agricoltura e della zootecnia. Questo è il caso in particolare delle diossine. Non a caso, il Decreto Legislativo 228 del
La letteratura medica segnala circa un centinaio di lavori scientifici a testimonianza dell’interesse che l’argomento riveste. Fra questi, diverse decine sono costituiti da studi epidemiologici condotti per indagare lo stato di salute delle popolazioni residenti intorno a tali impianti e/o dei lavoratori addetti e, nonostante le diverse metodologie di studio applicate ed i numerosi fattori di confondimento, sono segnalati numerosi effetti avversi sulla salute, sia neoplastici che non. Prima di esporre i dati a nostro avviso più eclatanti, appare comunque opportuno ricordare come anche di recente (22) sia stato ribadito quanto pesantemente gli interessi economici influenzino la salute pubblica e come errori negli studi epidemiologici, sia nella selezione dei casi come dei controlli, possano sottostimare le conseguenze sulla salute. Di recente questo è stato ribadito per i rischi occupazionali (23), ma non si vede perché ciò non possa anche essere vero in epidemiologia ambientale, in cui le variabili in gioco sono ancora maggiori. Gli effetti non neoplastici più segnalati sono ascrivibili soprattutto agli effetti di diossine (e più in generale degli endocrin disruptor) ed all’emissione di particolato e ossidi di azoto. Sono stati descritti: alterazione nel metabolismo degli estrogeni (24), incremento dei nati femmine e parti gemellari (25-26), incremento di malformazioni congenite (27-28), ipofunzione tiroidea, disturbi nella pubertà (29), ed anche diabete, patologie cerebrovascolari, ischemiche cardiache, problemi comportamentali, tosse persistente, bronchiti, allergie. Un ampio studio (30) condotto in Giappone ha analizzato lo stato di salute di 450.807 bambini da
Ancor più numerose e statisticamente significative sono comunque le evidenze emerse per quanto il cancro e più che analizzare i singoli studi sembra più utile riportare quanto segue:
la revisione di 46 studi, selezionati in quanto condotti con particolare rigore, (31) evidenzia un incremento statisticamente significativo nei 2/3 degli studi che hanno analizzato incidenza, prevalenza, mortalità per cancro (in particolare cancro al polmone, linfomi Non Hodgkin, sarcomi, neoplasie infantili). Segnalati anche aumenti di cancro al fegato, laringe, stomaco, colon-retto, vescica, rene, mammella.
L’indagine francese “Etude d’incidence des cancers à proximité des usines d’incenèration d’ordures ménagerer” dell’Invs. Departement Santè Environnement 2006 (32) ha esaminato 135.567 casi di cancro insorti negli anni 1990-99 su 25.000.000 persone/anno residenti in prossimità di inceneritori. In questo studio è stato considerato come indicatore l’esposizione alle diossine e passando dal minor al maggior grado di esposizione si registra un aumento statisticamente significativo (p<0.05) face="Verdana"> cancro alla mammella dal +4.8% al +6.9%, linfomi dal +1.9% al +8.4, tumori al fegato dal +6.8% al +9.7%; per i sarcomi il rischio passa dal +9.1% al +13% (p=0.1).
Le neoplasie che più appaiono correlate all’esposizione ad inquinanti emessi da inceneritori sono i linfomi non Hodgkin (LNH), i tumori polmonari, le neoplasie infantili ed i sarcomi; i dati a questo riguardo saranno pertanto analizzati più in dettaglio.
Linfomi Non Hodgkin
Si tratta di patologie di cui si è registrato un preoccupante aumento sia di incidenza che di mortalità nonostante i grandi progressi registrati dal punto di vista terapeutico. Il ruolo che inquinanti - peraltro normalmente presenti nelle emissioni degli inceneritori - hanno nella loro patogenesi è stato anche di recente ribadito ( 33)
Per quanto attiene i linfomi NH, alcuni degli studi più recenti che hanno evidenziato tale relazione sono:
lo studio condotto a Besancon (34) in cui è risultato un RR di incidenza di LNH pari a 2,3 nella popolazione residente in prossimità di impianto di incenerimento per rifiuti ed il cui impatto ambientale è stato anche di recente riconsiderato (35)
alcuni studi condotti in Toscana che hanno evidenziato eccessi di mortalità in conseguenza dell'inquinamento da diossine per la presenza di inceneritori (36- 37). Questi risultati sono poi stati confermati in un’analisi condotta su 25 comuni d’Italia ove sono attivi impianti di incenerimento: da essa emerge un eccesso di mortalità in media dell’8% nel sesso maschile (38). Nel comune di Forlì ad es., negli anni
Neoplasie polmonari
Per quanto attiene le neoplasie polmonari il rischio rappresentato dall’inquinamento ambientale è ormai fuori dubbio; esso risulta in particolare correlato all’esposizione a metalli pesanti ed al particolato ultrafine: per quest’ultimo si calcola che per ogni incremento di 10 microgrammi/m3 si abbia un incremento del 14% di mortalità per cancro al polmone (39-40). Per quanto attiene il Rischio Relativo di mortalità per neoplasie polmonari in persone residenti in prossimità di impianti o in personale addetto, esso è risultato variabile da
Neoplasie Infantili
Le neoplasie infantili sono, fortunatamente, patologie relativamente rare, di cui tuttavia si sta registrando un costante aumento che non può non destare allarme: secondo i dati riportati su Lancet infatti i tumori infantili sono aumentati in Europa negli ultimi trenta anni di circa l’1.2% /per anno da
Numerosi fattori sono stati invocati per spiegare questi dati epidemiologici, non ultimo che si tratti di aumenti “fittizi”, legati alle migliori capacità diagnostiche della Medicina. Tali osservazioni sono state oggetto di vivaci disquisizioni scientifiche (44-45), ma, di fatto, l’aumento delle neoplasie infantili è un dato ormai universalmente riconosciuto ed attribuibile, verosimilmente, alla sempre maggior presenza nell’ambiente di agenti tossici ed inquinanti.
Gli studi epidemiologici condotti in Gran Bretagna dal Prof E.G. Knox sulle neoplasie infantili in quel paese sono, a questo riguardo, di particolare interesse; in prossimità di impianti di incenerimento segnalano un aumento di mortalità per neoplasie infantili con RR variabile da
Sarcomi dei Tessuti Molli
Da numerose segnalazioni proprio i sarcomi vengono ritenuti patologie “sentinella” del multiforme inquinamento prodotto da impianti di incenerimento e sono stati correlati in particolare all’esposizione a diossine. Fra questi ricordiamo l’indagine condotta a Besancòn (Francia) in prossimità di un impianto con emissione di elevati livelli di diossine, che ha riscontrato un aumento di rischio di incidenza di sarcomi del +44% (50) e lo studio condotto a Mantova, in prossimità di un inceneritore per rifiuti industriali che ha evidenziato un Odds Ratio, di incidenza di sarcoma dei tessuti molli nei residenti entro
Di grandissimo interesse risulta poi il recente studio (52) sui sarcomi in provincia di Venezia che ha dimostrato un rischio di sviluppare la malattia 3.3 volte più alto fra i soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione ed ha evidenziato jnoltre come il massimo rischio sia correlato, in ordine decrescente, alle emissioni provenienti rispettivamente da rifiuti urbani, ospedalieri ed industriali.
Dati di Forlì: cosa risulta dallo studio Enhance Health
Del tutto recentemente (marzo 2007) è stato presentato a Forlì lo studio Enhance Health, reperibile sul web nel sito di un consigliere comunale (53). Si tratta di uno studio, finanziato dalla Comunità Europea, i cui obiettivi erano:
dare una visione globale del possibile impatto sulla salute in aree ove sono ubicati inceneritori attraverso studi pilota
fornire spunti valutativi per l’implementazione di un sistema di sorveglianza integrato (ambientale e sanitario) i cui elementi fondanti vengono individuati in: monitoraggio dello stato di salute con dati di mortalità e morbilità e monitoraggio dell’inquinamento dell’aria.
Nel Report finale sono disponibili i dati relativi alle indagini effettuate in Ungheria ed in Italia e in entrambe, a nostro avviso, non mancano elementi di preoccupazione. Purtroppo le metodologie usate nei due paesi sono state diverse e questo rende i risultati non confrontabili fra loro (in palese contraddizione con le premesse, che letteralmente recitano “il Partner Ungherese, il Partner Polacco, l’ARPA e l’AUSL per l’Italia, hanno condotto l’attività di sperimentazione assicurando la comparabilità dei risultati al fine di garantire la “trasferibilità” nonché correttezza scientifica del progetto”).
Ungheria: Dorog
Per quanto attiene l’ Ungheria, l’indagine è stata condotta a Dorog - ove è presente un inceneritore per rifiuti tossici che dal 1980 al
Per quanto riguarda la mortalità sono state analizzate le seguenti cause:
Tutte le cause, tutti i tumori, cancro al polmone, leucemie, cancro al colon-retto, malattie cerebrovascolari, malattie respiratorie croniche, malattie ischemiche cardiache.
I risultati sono:
nel sesso maschile si registrano i seguenti aumenti statisticamente significativi di SMR (standardized mortality ratio): +38% per cancro al colon-retto, +65% per eventi cardiaci, +35% per eventi cerebro-vascolari, +42% per malattie polmonari croniche.
nel sesso femminile si registra un aumento statisticamente significativo di SMR del +49% per eventi cerebrovascolari.
Particolarmente significativa è anche la mortalità per patologie polmonari croniche in funzione della distanza, in cui è evidente il progressivo incremento fino a
Per quanto riguarda la morbilità infantile, in particolare, si registra un incremento di problemi delle alte e basse vie respiratorie, di bronchiti e polmoniti sia in funzione dei livelli di PM 10 che di monossido di carbonio.
Italia: Forlì
Ancor più interessanti sono tuttavia i dati che emergono dallo studio di Forli, ove sono attivi due impianti: uno per rifiuti ospedalieri ed uno per RSU. L’indagine è stata condotta con metodo Informativo Geografico (GIS) ed ha riguardato l’esposizione a metalli pesanti (stimata con un modello matematico) della popolazione residente per almeno 5 anni entro un’area di raggio di
Per il sesso maschile non emergono differenze per quanto attiene la mortalità complessiva e la mortalità per tutti i tumori, ad eccezione del cancro a colon retto (come già a Dorog) e prostata, che presentano entrambi un RR statisticamente significativo pari a
Per il sesso femminile i risultati che emergono sono invece, a nostro avviso, particolarmente inquietanti. Si registrano infatti eccessi statisticamente significativi sia nella mortalità complessiva che nella mortalità per tumori. Nello specifico risulta nelle donne un aumento del rischio di morte per tutte le cause, correlato alla esposizione a metalli pesanti, tra il +7% e il +17%.
La mortalità per tutti tumori aumenta nella medesima popolazione in modo coerente con l’aumento dell’esposizione dal +17% al +54%. In particolare per il cancro del colon-retto il rischio è compreso tra il + 32% e il +147%, per lo stomaco tra il +75% e il +188%, per il cancro della mammella tra il + 10% ed il +116%.
Questa stima appare particolarmente drammatica perché si basa su un ampio numero di casi (358 decessi per cancro tra le donne esposte e 166 tra le “non” esposte) osservati solo nel periodo
Tali risultati potrebbero essere ancora di ancora maggior rilievo, qualora la popolazione di riferimento fosse realmente non esposta: infatti il livello minimo di esposizione preso come riferimento corrisponde ad una ricaduta stimata dei metalli pesanti compresa tra 0,61 e 1.9 ng/m3, valore certo non nullo né trascurabile.
Davvero singolari appaiono pertanto le conclusioni dell’indagine in cui letteralmente si afferma “lo studio epidemiologico dell’area di CF nell’analisi dell’intera coorte per livelli di esposizione ambientale potenzialmente attribuibili agli impianti di incenerimento (tracciante metalli pesanti) con aggiustamento per livello socio-economico della popolazione, non mostra eccessi di mortalità generale e di incidenza di tutti i tumori.” Aggregando insieme il sesso maschile (in cui non si registrano eccessi) ed il sesso femminile si ottiene una “diluizione” dei risultati emersi e una sottostima di quelle che sono le reali condizioni di salute della popolazione esaminata. Le nostre preoccupazioni sembrano tuttavia, almeno in parte, condivise dagli stessi estensori del Report che più oltre affermano: “Tuttavia, analizzando le singole cause, sono stati riscontrati alcuni eccessi di mortalità e incidenza da considerare con maggior attenzione. Infatti è stato riscontrato nelle donne un eccesso di mortalità per tumori dello stomaco, colon retto mammella e tutti i tumori”.
Per i sarcomi possono farsi analoghe considerazioni. Anche in questo caso emergono - a nostro avviso - dati inquietanti: sono infatti elencati nella tabella riassuntiva n° 6 ben 18 casi di sarcoma, di cui si perde in qualche modo traccia nelle tabelle generali, in cui sono disaggregati per sesso. Trattandosi di patologie rare, disaggregando per sesso si perde di significatività, con l’ effetto di togliere rilievo ad un dato altrimenti particolarmente significativo in quanto riferito a una patologia “sentinella” dell’inquinamento da inceneritori. Anche in questo caso, tuttavia, gli stessi estensori dello studio non possono fare a meno di annotare nella discussione (pag. 42) che “gli eccessi di mortalità per sarcoma dei tessuti molli sono degni di nota” affermando, a pag. 39, che, “si osserva un aumento statisticamente significativo della mortalità nel livello più elevato di metalli pesanti ( RR = 10.97, IC 95%=1.14-105.7, 3 casi) per la coorte di tutti i residenti”.
Conclusioni
L’impressione che rimane, dopo un’attenta lettura del Report di Enhance Health come di tanta altra letteratura (23), è che le informazioni che di volta in volta potrebbero apparire per lo meno inquietanti, vengano poi immediatamente smentite, attenuate o corrette con intento tranquillizzante: la finalità delle indagini condotte sembrerebbe pertanto non quella di evidenziare i rischi per la salute delle popolazioni esaminate, ma quella di non destare allarme. A nostro avviso, viceversa, i risultati che emergono dallo studio Enhance Health sono fortemente preoccupanti ed in linea con quanto riportato dalla letteratura precedentemente esaminata e soprattutto con l’indagine francese (32) che registra i maggiori danni alla salute proprio nel sesso femminile, che appare essere particolarmente vulnerabile e più sensibile all’ inquinamento ambientale.
Questi dati sono ancora più allarmanti se li si considera alla luce del contesto geografico del nostro territorio.
Per quanto attiene il sesso maschile
Per quanto riguarda il sesso femminile si registrano dati per certi versi ancora più preoccupanti: l’incidenza di cancro nelle donne è infatti in Emilia Romagna la più alta d’Italia:
I dati sopra esposti vengono spesso attribuiti al buon livello di assistenza sanitaria e di diagnosi precoce (certamente presente e di cui non possiamo che rallegrarci), ma ancora una volta sembra che non si voglia indagare su altre possibili cause, in primis l’assenza di efficaci interventi di Prevenzione Primaria che appaiono indifferibili dato l’elevatissimo grado di inquinamento che ci caratterizza.
Una buona occasione di fare Prevenzione Primaria è a nostro avviso quella di scegliere metodi di gestione dei rifiuti alternativi all’incenerimento, evitando di costruire impianti che emettono pericolosi inquinanti, tra cui anche sostanze classificate come cancerogeni certi per l’uomo. Sotto questo profilo appare moralmente inaccettabile continuare ad esporre le popolazione a rischi assolutamente evitabili.
Fonte: D.ssa Patrizia Gentilizi, oncologa, Associazione del Medici per l'Ambiente, I.S.D.E. Italia